
In Italia l’economia sommersa, ovvero l’insieme delle attività economiche non osservate e illegali, che per loro natura sfuggono alle statistiche ufficiali, si attesta a 202,9 miliardi di euro.
Da una parte i falsi fatturati o i falsi costi di imprese e professionisti, il lavoro “nero” o parzialmente irregolare e gli affitti non dichiarati. A livello internazionale la chiamano NOE, un acronimo che sta a significare non observed economy, ovvero quell’economia non osservata, perché invisibile.
Dall’altra parte le attività produttive illegali, vale a dire il traffico di stupefacenti, che nell’economia illegale rappresenta la quota che pesa di più. Ma anche la prostituzione e il contrabbando di sigarette. Sono queste le attività più significative e comparabili a livello internazionale.
Economia sommersa: l’andamento 2019
I dati del 2019, pubblicati dall’Istat, mostrano una flessione di oltre 5 miliardi (-2,6%) rispetto al 2018. In quell’anno, l’ammontare totale era pari a 208,2 miliardi di euro. Il segmento dell’economia sommersa si attesta, oggi, a 183,4 miliardi di euro. La quota relativa all’underreporting vale 90,2 miliardi. La frazione relativa al ricorso al lavoro irregolare è pari a 76,8 miliardi (anno precedente: rispettivamente 94 e 78,0 miliardi). Complessivamente, i settori con le quote economiche sommerse più elevate sono i servizi alla persona (35,5% del valore aggiunto totale), il commercio, i trasporti, l’alloggio e la ristorazione (21,9%) e l’edilizia (20,6%).
La flessione del fenomeno
I dati confermano la tendenza, in atto da alcuni anni, alla diminuzione del fenomeno. Il calo del peso dell’economia sommersa è dovuto principalmente all’andamento della sotto-dichiarazione. L’incidenza di quest’ultima è diminuita di 1,1 punti percentuali (dal 6,7 al 5,6 per cento) tra il 2014 e il 2019. Dopo essere aumentata di 0,4 punti percentuali, dal 6,3 al 6,7 per cento, tra il 2011 e il 2014. Inoltre, nel 2019 sono stati 3 milioni e 586.000 i lavoratori a tempo pieno in condizione di non regolarità, con un decremento di oltre 57.000 unità (-1,6%) rispetto al 2018, il secondo anno consecutivo di diminuzioni. Nel 2019 le attività illegali considerate nel sistema dei conti nazionali hanno creato un valore aggiunto di 19,4 miliardi di euro, pari all’1,2% del PIL. Rispetto al 2018, l’incremento è stato dello 0,9%, inferiore al tasso di crescita del biennio precedente, quando l’economia illegale era aumentata rispettivamente dell’1,8% e del 4,5%. Dal 2016 al 2019, il valore aggiunto totale di tali attività è aumentato di 1,3 miliardi per il valore aggiunto e di 1,8 miliardi per la spesa per consumi finali delle famiglie, con un tasso di crescita medio annuo, rispettivamente, del 2,4% e del 2,8%.
Il traffico di stupefacenti
Come segnalato negli anni precedenti, la complessa dinamica dell’attività illecita dipende in larga misura dal traffico di droga. Il valore aggiunto di questa attività è salito a 14,8 miliardi di euro nel 2019 (+0,9% rispetto al 2018). La spesa dei consumatori è stata di 16,6 miliardi di euro (+2,1% rispetto al 2018). Nel periodo 2016-2019 il valore aggiunto del traffico di droga è cresciuto a un tasso medio annuo del 2,8% e i consumi a un tasso medio annuo del 3,4%, principalmente per effetto della dinamica dei prezzi.
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